Nuove prospettive per il settore dell'intrattenimento

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MAI PIU' SOLI

NUOVE PROSPETTIVE PER IL SETTORE DELL'INTRATTENIMENTO
di Piero Chianura

Rimango sempre colpito dalla determinazione di certi dj:pochi piagnistei e molta voglia di fare.

Da anni seguo l'attività di quelli più attivi nell'attività di supporto al lavoro dei loro colleghi.

Un paio di anni fa ho seguito a distanza l'iter di approvazione dell'accordo tra la SIAE e le tre associazioni A-DJ, AID e AssoDeeJay, che istituiva la Licenza Copie Lavoro per i dj.

Un accordo importante che ha risolto l'annosa questione dell'uso di file audio al posto dei cd (o dei vinili) originali di cui si è in possesso e di cui è previsto il rinnovo per il biennio 2012-2013.

In quell'occasione intervistai sul tema l'avvocato Deborah De Angelis (presidente di A-Dj).

L'occasione per tornare oggi ad approfondire le tematiche legate all'attività dei dj mi è stata data da Mario Di Gioia, presidente di AssoDeeJay e figura politicamente molto attiva fino al livello parlamentare.

Dal nostro incontro sono nate alcune riflessioni su problematiche che coinvolgono il settore dell'intrattenimento più in generale e che Di Gioia sta cercando di ricondurre a un tavolo di lavoro comune, che coinvolga tutte le associazioni di categoria interessate, da
quelle dei dj a quelle dei locali, dai PR fino agli addetti alla sicurezza, i cosiddetti “buttafuori”.


ESSERE RAPPRESENTATIVI PER FARSI ASCOLTARE

La frammentazione del tessuto produttivo è una realtà tipicamente italiana. Tante aziende medio-piccole fanno fatica a identificarsi in una rappresentanza che riesca a farsi portavoce dei piccoli interessi talvolta contrapposti di ciascuno.

Le associazioni del settore dell'intrattenimento hanno un numero di iscritti troppo esiguo per pesare a livello politico e istituzionale. Per questa ragione val la pena di pensare a una federazione che raccolga tutte le associazioni di categoria per essere interlocutore politicamente forte.

L'obiettivo a cui già si potrebbe puntare è un testo di legge unico per tutti.

Mario Di Gioia ventila anche l'ipotesi di un organismo in grado di accogliere tutte le associazioni senza partita Iva, a cui dare un supporto di tipo fiscale, legale ecc., in considerazione del fatto che la maggior parte di esse si trovano in una condizione ai limiti della legalità, ma soprattutto del fatto che, mentre un'associazione grande può contare al massimo su duemila iscritti, la totalità di tutte può arrivare fino a due milioni e mezzo/tre milioni di iscritti: una vera e propria lobby delle associazioni di categoria.

SUPERARE LE DIVISIONI

Perché questo possa accadere, però, occorrerà che le singole associazioni superino alcune vecchie diatribe come quella presente tra SILB-FIPE, l'associazione italiana delle imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo presieduta da Maurizio Pasca e collegata a Confcommercio tramite appunto il FIPE (Federazione italiana pubblici esercizi), e Assointrattenimento, associazione fondata da alcuni fuoriusciti dal SILB, presieduta da Luciano Zanchi e collegata a Confindustria.

Un tavolo comune che accolga entrambe potrebbe essere utile sia ad Assointrattenimento (realtà snella ma numericamente più esigua) sia al SILB, che avrebbe una sponda per risolvere una contraddizione che si è manifestata all'interno dell’associazione, da quando è stata allargata la base dei suoi iscritti: tutelare al contempo i locali da ballo e i pubblici esercizi, spesso in concorrenza tra loro quando si tratta di diffondere musica in orari notturni.

Per esempio, si potrebbero normare le due attività stabilendo degli orari in cui non si pestino i piedi l'un l'altro (come è già stato fatto dalla Regione Liguria questa estate).


INDIVIDUARE OBIETTIVI COMUNI

Un punto di comune interesse potrebbe essere la necessità di ordinare l'attività dei PR, figure in grado di decidere da un giorno all'altro quale locale portare alle stelle e quale far crollare. Ma la questione più annosa per i locali da ballo è l'impossibilità di portare in detrazione tutti i costi sostenuti dalla struttura; tra dj che fanno fatture di entità limitata, PR che tendono a non farne proprio e realizzatori dei server delle discoteche che, lavorando a tempo determinato, emettono un complessivo in fatture molto contenuto, finisce che molte grandi discoteche si ritrovano a dichiarare incassi complessivi dell'ordine di centinatia di migliaia di euro a fronte di poche decine di migliaia di euro fatturate.

Dare ordine a questa situazione confusa e illegale al tempo stesso potrebbe essere il primo obiettivo di questo tavolo comune.
Quando Di Gioia faceva parte di Assoartisti, aveva avuto l'occasione di promuovere e far approvare in commissione lavoro e in quella bilancio una normativa (la 1550) che rappresentava una proposta unificata delle proposte di legge presentate da quattro differenti gruppi parlamentari.

Oggi però il testo è in giacenza alla Camera in attesa che qualcuno possa ripresentarsi in commissione con una forza sufficientemente esplosiva da farne accelerare l'iter di approvazione, grazie anche a una copertura finanziaria prevista del tutto sostenibile.

Uno dei punti fondamentali della proposta di legge così come era stata concordata è la realizzazione di un Registro dei lavoratori dello spettacolo in cui ci si può iscrivere volontariamente e che stabilisce due cose: chi è titolato a entrare nei locali commerciali per svolgere l'attività in termini economici e l’assegnazione di un titolo professionale per questi soggetti (artista esecutore, operatore dello spettacolo o altro che si riveli più opportuno), ai quali possa essere riconosciuto anche un trattamento di disoccupazione,
di maternità, ecc.

Il paradosso è che mentre i musicisti cercano da anni di far approvare una grande legge sulla musica che riconosca loro dei diritti e dei doveri, che metta ordine alla disciplina che regola la loro attività, riformandone i vecchi enti (SIAE, ENPALS ecc.), i dj potrebbero riuscire ad ottenere lo status di professionisti, semplicemente rinunciando all’etichetta di “artisti”, titolo che il nostro romantico Paese considera ancora esterno al sistema produttivo “di serie A”.

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